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Fotos von der Sepp-Kerschbaumer-Gedenkfeier sowie Begrüßungsansprache von SHB-Obmann Roland Lang

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Fotos von der Sepp-Kerschbaumer-Gedenkfeier sowie Begrüßungsansprache von SHB-Obmann Roland Lang

Hier nun einige Fotos und die Begrüßungsansprache des Obmannes der Südtiroler Heimatbundes, Roland Lang, anlässlich der Sepp-Kerschbaumer-Gedenkfeier am 8. Dezember in St. Pauls.

Fotos des Südtiroler Schützenbundes:

[FAG id=53941]

Deutsch

Italienisch

Begrüßung von Roland Lang:

Ich begrüße alle Tirolerinnen und Tiroler, Marketenderinnen und Schützen aus allen Teilen Tirols, Heimatbundmitglieder und Volksvertreter!
En salüde y benodü a düc i scizeri y la jont de dötes les vals dla Ladinia.
Un Benvenuto ai Tirolesi di madrelingua italiana, alle Marketenderinnen e ai Schützen! Anche a tutti gli altri amici! Grazie per la vostra partecipazione.

Jedes Jahr kommen wir zu diesem ernsten, würdigen Gedenken an Sepp Kerschbaumer und seine Mitstreiter zusammen. Wir gedenken beispielhafter Frauen und Männer, die ihr Leben selbstlos in den Dienst der Heimat stellten und Opfer der Staatsgewalt wurden.

Wir erinnern uns:
Vor zehn Jahren kehrte am 20. Dezember 2006 der Freiheitskämpfer Heinrich Oberlechner nur mehr als Toter in seine Heimat zurück. Ihr Schützen habt den Freiheitskämpfer damals am Brenner abgeholt und ihn ehrenvoll auf seinem letzten Weg begleitet. Ob auch seine Kameraden nur mehr als Tote in das südliche Tirol zurückkehren werden? Wo bleibt der Einsatz unserer Politiker für eine Generalamnestie?

Die Freiheitskämpfer konnten nicht mitansehen, wie Jahr für Jahr die Italienisierung voranschritt und die Staatsgewalt nur das eine Ziel kannte: Die Südtiroler in ihrer angestammten Heimat in die Minderheit zu drängen. Sie handelten in einer Notsituation, die keinen anderen Ausweg mehr ließ. Dies hat auch Silvius Magnago in seiner Rede vor der SVP-Landesversammlung von 1976 dann ausdrücklich anerkannt.

Das Recht eines jeden Volkes, seine Existenz zu sichern, ist ein Naturrecht aller Völker, auch wenn sie nur als Minderheit in einem fremden Staat leben, der sich noch dazu das Territorium imperialistisch angeeignet hat.

Die Annexion von 1919 bleibt ein Unrecht, wie auch der Südtiroler Landtag vor Jahren in einem Beschluss festgestellt hat. Den Aktionen der Feuernacht, die sich heuer zum 55. Mal jährt, ging das staatliche Ausbürgerungsgesetz voraus. Das Parteiorgan der Democrazia Cristiana, der L’ADIGE, hatte von der Regierung gefordert, sie solle gegen unbequeme, patriotische Südtiroler vorgehen, ihnen die Staatsbürgerschaft entziehen und sie ausweisen. Der von der DC beherrschte Senat verabschiedete am 27. April 1961 das Ausbürgerungsgesetz.

Kreisky warnte. Und Heimattreue Tiroler handelten!

Umso schwerer wiegt die damalige Reaktion des Machtstaates gegen die Südtirol-Aktivisten. Umso unentschuldbarer bleibt die grauenhafte Folter- und Mörderpraxis jener staatlichen Institution, die sich bei ihren Untaten durch die zuständigen Minister und den kollektiven Geist der Regierung speziell gedeckt fühlte. Und Rom versucht bis heute, aus Südtirol eine italienische Provinz zu machen.

Haben wir daraus gelernt? Vertraute man nicht jetzt wieder zu vorschnell auf eine angebliche Schutzklausel? Die leidvolle Erfahrung der Südtiroler mahnt zur Vorsicht vor Gefälligkeitsgesten an den italienischen Staat. Bedenkt die neue Generation diese Erfahrungen nicht? Sehen wir nicht befremdende Anzeichen der Aufgabe von Grundsätzen der Volkstumspolitik?

Müssen wir nicht Bedenken hegen, wenn die Bestrebungen für einen österreichischen Pass oder für das unveräußerliche Selbstbestimmungsrecht der Völker im Falle Südtirols als uninteressant, ja als bedeutungslos beiseitegeschoben werden?

Die jetzige Generation erfährt heute die Segnungen der Zwischenlösung Autonomie. Daran hat der damalige Widerstand des BAS entscheidenden Anteil. Heute sind Deutsche, Ladiner und mit ihnen 130.000 Italiener in Südtirol gemeinsame Nutznießer.
Und es liegt an uns, gemeinsam diese kleine Region im Herzen Europas, in eine freie, selbstbestimmte Zukunft zu führen.

Roland Lang
Obmann des Südtiroler Heimatbundes

„Saluto tutti i Tirolesi, le Marketenderinnen e gli Schützen da ogni parte del Tirolo, i componenti dell‘Heimatbund e i rappresentanti delle istituzioni
En salüde y benodü a düc i scizeri y la jont de dötes les vals dla Ladinia.
Un Benvenuto ai Tirolesi di madrelingua italiana, alle Marketenderinnen e ai Schützen! Anche a tutti gli altri amici! Grazie per la vostra partecipazione.

Ogni anno ci ritroviamo per questo ricordo solenne di Sepp Kerschbaumer e dei suoi compagni di lotta, di tutte quelle donne e uomini esemplari che hanno messo la loro vita a disposizione della Heimat senza chiedere nulla in cambio, e che furono vittime della violenza di stato.
In particolare, ricordiamo quando dieci anni fa, il 20 dicembre 2006, il Freiheitskämpfer Heinrich Oberlechner, ha potuto tornare nella sua patria…solo dopo la morte. Voi Schützen allora lo avete accolto al Brennero per accompagnarlo onorevolmente nel suo ultimo viaggio. Che ne sarà di tutti gli altri esiliati? Potranno tornare a casa solo da morti? Dov’è l’impegno dei nostri politici per ottenere un’amnistia generale?

I Freiheitskämpfer non sono rimasti a guardare, quando anno dopo anno avanzava l’opera di italianizzazione forzata, e la violenza di stato aveva per unico scopo quello di ridurre a minoranza i Sudtirolesi nella loro stessa terra natia. Agirono in un momento di estrema necessità, che non lasciava loro nessuna alternativa: lo riconobbe espressamente anche Silvius Magnago nel suo discorso al congresso della SVP del 1976.

Quello di dare sicurezza alla propria esistenza è un diritto naturale di ogni popolo, anche se vive da minoranza in uno stato straniero che si è impossessato d’imperio del suo territorio.

L’annessione del 1919 è stata e resta un’ingiustizia, lo ha confermato anche il Consiglio provinciale qualche anno fa in una delibera . Le azioni della notte dei fuochi, di cui quest’anno ricorre il 55° Anniversario, furono una diretta conseguenza della legge sulla revoca della cittadinanza “a coloro che compissero atti o svolgessero attività incompatibili coi doveri di fedeltà alla Repubblica” approvata dal Senato allora monopolio DC: su espressa richiesta della sede locale del partito tramite il suo organo di stampa L’Adige, avrebbe dovuto essere applicata nei confronti degli scomodi patrioti sudtirolesi, condannati quindi all’espulsione dal territorio nazionale.

Kreisky mise sull’avviso e i Tirolesi fedeli alla Heimat agirono.

La reazione delle forze di stato contro gli attivisti sudtirolesi fu durissima, e restano imperdonabili le terribili torture e gli omicidi commessi dalle istituzioni dello stato, protette dai ministri e dall’intero apparato governativo. E Roma ancora oggi tenta di trasformare il Sudtirolo in una provincia italiana.

Abbiamo imparato la lezione? Non ci stiamo di nuovo fidando troppo in fretta di una cosiddetta “clausola di salvaguardia”? Le dolorose esperienze dovrebbero ammonirci alla prudenza nei confronti della benevolenza italiana. Le nuove generazioni non tengono conto di queste esperienze? Non vediamo i segnali di un allontanamento dai principi della politica identitaria? Non dobbiamo forse preoccuparci, se le aspirazioni alla doppia cittadinanza o all’autodeterminazione vengono catalogate come un qualcosa di inutile o di poca importanza?

La generazione attuale vive tutti i vantaggi di questa „soluzione provvisoria“ che è l’autonomia, conquistata anche grazie all’apporto decisivo della resistenza del BAS, di cui oggi approfittano, oltre ai Sudtirolesi di lingua tedesca e ladina, anche i 130.000 italiani che vivono qui.

Sta a tutti noi, insieme, condurre questa nostra piccola terra nel cuore dell’Europa, verso l’autodeterminazione di un futuro libero.

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