1918: Alla fine della Prima Guerra Mondiale l‘Italia si trova dalla parte dei vincitori e reclama le terre per le quali ha combattuto, Trento e Trieste. La dottrina Wilson, dal nome del Presidente americano in carica, prevede che popoli e Paesi della stessa lingua si uniscano in un’unica nazione, e allora come adesso è l’America che comanda. Ma c’è un ma: sebbene perfino certi patrioti italiani abbiano sempre voluto solo il Tirolo di lingua italiana (Welschtirol oppure Trentino, la cui popolazione comunque a grande maggioranza era contro l’annessione all’Italia) con il confine alla chiusa di Salorno, i politici italiani chiedono molto di più. Pretestuose ragioni di carattere militare li spingono a pretendere il confine spostandolo molto più a nord, fino allo spartiacque del Brennero, e non importa se così facendo si annettono una regione tedesca, dove la popolazione di lingua italiana conta meno di 8.000 persone su un totale di più di 250.000 di lingua tedesca e ladina. La dottrina Wilson è contro l’Italia, ma i politici italiani tanto fanno e tanto brigano che Wilson cede e, smentendo se stesso, non si oppone all‘assegnazione del Sud-Tirolo all’Italia. L’Austria, sconfitta e in macerie, eleva una vibrante protesta: ma guai ai vinti, nessuno la ascolta!
1922: Mussolini va al potere. Nazionalista estremo, tra le tante campagne che lancia vi è anche quella per uniformare il Tirolo italofono (Trentino) all’Italia e per l’italianizzazione del Sud-Tirolo, oltre che della Val d’Aosta. Trova un fedele alleato nel Senatore Ettore Tolomei, un fascista di origini toscane, nato a Rovereto, che si butta anima e corpo nella titanica impresa di inventare nomi italiani per tutti i toponimi storici, tedeschi e ladini, del Sud-Tirolo. I suoi sforzi sono talvolta comici, infila uno strafalcione dietro l’altro, traduce per esempio Ulten con Ultimo, Auer con Ora, ad orecchio, per assonanze; purtroppo per il Sud-Tirolo, però, ha l’appoggio di tutto l’apparato fascista. E cominciano gli anni bui, gli anni della repressione, dove è vietato sia parlare tedesco che insegnarlo a scuola, ed i sud-tirolesi si devono arrangiare con le scuole-catacomba, scuole nascoste dove rischiando la prigione insegnanti clandestini che insegnano il tedesco ai bambini. Ogni dissenso è stroncato con la forza, vengono deportate decine di migliaia di persone dalle regioni italiane più povere per colonizzare la regione. Mussolini vuole una Bolzano da centomila abitanti tutta italiana, e ci riesce; fa costruire monumenti ed edifici che, caso unico in Italia, sono tuttora esistenti, mantenuti e ristrutturati periodicamente, e venerati da una certa parte politica come prova dell’italianità di una regione che di italiano non ha nulla. Intanto nel Tirolo italofono (Trento) viene svolto un lavoro non meno nazionalista di allineamento. Viene distrutto ogni ricordo dell’appartenenza all’Austria ed al Tirolo, viene falsificata la storia e rubata l’identità tirolese ai Trentini. Allo scoppiare della seconda guerra mondiale, Mussolini e Hitler fanno un patto scellerato: Hitler si impegna a lasciare il Sud-Tirolo all’Italia, e a ricollocare nel Reich tutti i sud-tirolesi di lingua tedesca che vorranno lasciare la loro patria. Il patto viene esteso anche alle isole linguistiche germanofone nel Trentino e nel Veneto. Inutile dire che le pressioni perché tutti se ne vadano sono molto forti, e molti cedono e se ne vanno con la morte nel cuore.
1945: la guerra è finita, il Fascismo è caduto, ed i Sud-tirolesi sperano, anzi sono sicuri, che finalmente giustizia sarà fatta, e che la loro amata Heimat tornerà all’Austria. È sempre l’America a comandare, e Austriaci e Sud-tirolesi fanno ben presenti le loro ragioni e l’ingiustizia patita 27 anni prima. Ma anche questa volta c’è un ma: è iniziata la guerra fredda, e l’Italia, insieme alla Turchia, è un presenza fondamentale per la NATO e per il controllo del Mediterraneo. Così anche questa volta l’America smentisce se stessa e cede alle trame dei politici italiani. Il Sud-Tirolo resta all’Italia ma per salvare la faccia gli Americani fanno pressione sull‘Italia perché dia una certa autonomia al Sud-Tirolo. Il famoso accordo Gruber-Degasperi, che diventa un allegato al trattato di pace con l’Italia, crea la base di questa autonomia e della funzione dell’Austria come garante dell’autonomia stessa. L’accordo però è molto scarno e viene interpretato in modo molto restrittivo dall’Italia guidata da Alcide Degasperi. Contro i dettami dell’accordo di Parigi, che prevede l’autonomia per la sola Provincia di Bolzano, viene creata la regione Trentino-Alto Adige. È una mossa astuta di Degasperi, perché unendo queste due province si ha una regione dove la maggioranza degli abitanti è di lingua italiana, e si relegano i “tedeschi” a minoranza in casa loro. Nel Trentino, una volta fedelissimo all’impero austro ungarico ed eroico nella lotta contro l’aggressione italiana del 1915 con migliaia di volontari al fronte, l‘azione di distruzione dell’identità tirolese ad opera dei fascisti ha già dato i suoi frutti. Il cambio dell’identità dei Trentini è stato favorito dalla lingua comune e, dopo la guerra, dalla Chiesa cattolica che favorisce il partito di Degasperi, la Democrazia Cristiana. L’autonomia viene vanificata, e, come se ciò non bastasse, l’Italia continua a favorire l’immigrazione di meridionali in Sud-Tirolo (impiegati statali, ma anche privati cittadini) per annacquare sempre più la popolazione originaria di lingua tedesca.
1961: ben 16 anni sono passati dalla fine della guerra, e l’Italia non ha ancora fatto nulla per concedere al Sud-Tirolo una vera autonomia nel rispetto dell’Accordo di Parigi. Molti Sud-tirolesi cominciano a capire che così non si può andare avanti, che l’Italia li prende in giro, che continua a snaturare il Sud-Tirolo, proseguendo di fatto la politica fascista di italianizzazione forzata di Mussolini. Alcuni Sudtirolesi, veri patrioti, decidono che è giunto il momento di dire basta. Pianificano, e portano a termine con successo, una serie di operazioni incruente (sono patrioti, non assassini!): fanno saltare in aria tralicci e infrastrutture varie, per dare un segnale forte all’Italia e alla comunità internazionale. L’Italia reagisce rabbiosamente, con ferocia e crudeltà: invio dell’esercito, occupazione militare di interi paesi, interrogatori violenti condotti in spregio a tutte le regole dell’ordinamento giuridico. Alcuni patrioti muoiono in seguito alle torture dei Carabinieri; un eroe della resistenza non violenta, Luis Amplatz, viene ucciso da un killer prezzolato dei servizi segreti italiani, un altro eroe, Georg Klotz, per poco non fa la stessa fine: riesce a fuggire ferito gravemente e dovrà finire i suoi giorni esule in Austria. Terroristi: ecco come l’Italia definisce i patrioti sud-tirolesi, e li presenta come belve assetate di sangue. Ma il sangue che scorre è dei Sud-tirolesi, la terra martoriata e violentata è solo il Sud-Tirolo. Fortunatamente, però, l’opinione pubblica internazionale, non solo in Austria e in Germania, capisce le ragioni dei Sud-tirolesi e non crede alla menzogne italiane. Le pressioni perché l’Italia applichi pienamente l’accordo di Parigi diventano sempre più forti. L’assemblea generale dell’ONU, con una mozione accolta nell’ ottobre del 1960, conferma la validità dell’accordo di Parigi ed invita Italia ed Austria ad intraprendere delle trattative per arrivare al rispetto di tale accordo. Dato che l’Italia non reagisce, la mozione viene ripetuta nel 1961.
1961-1972: Finalmente, cedendo alle bombe ed alle pressioni internazionali, l’Italia si dichiara disposta a trattare sulla migliore applicazione dell’accordo di Parigi. Viene istituita la Commissione dei diciannove, composta da undici rappresentanti dello Stato italiano, sette Sud-Tirolesi di lingua tedesca ed un Ladino. Dopo tre anni di trattative la Commissione formula una serie di proposte che vengono consegnate nel 1964 al Presidente del Consiglio Aldo Moro. A questo punto iniziano le trattative tra Italia ed Austria, trattative molto difficili e svolte nel massimo segreto. L‘Italia ribadisce di aver già rispettato pienamente l’accordo di Parigi e che ogni ulteriore concessione sia da considerare questione interna dello Stato italiano e non suscettibile ad un controllo internazionale, mentre l’Austria interpreta le misure da deliberare come attuazione dell’accordo di Parigi e cioè parte integrativa di un patto internazionale. Alla fine l’Austria cede e si dichiara disposta ad accettare il “pacchetto” con il relativo „calendario operativo“. Il partito di maggioranza dei Sud-Tirolesi, la Südtiroler Volkspartei (SVP), decide nel suo congresso del 22 novembre 1969, durato fino all’alba del 23 novembre, con una maggioranza risicata di accettare il pacchetto. Seguono ancora nel dicembre del 1969 i voti favorevoli del Parlamento italiano (a larga maggioranza) e del Parlamento austriaco (a stretta maggioranza) al pacchetto. Il 10 novembre del 1971 il Parlamento italiano approva il nuovo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige, che entra in vigore il 20 gennaio del 1972. Sono passati 27 anni dalla fine della guerra.
1972-2003: Tutto a posto, dunque? Ma neanche per sogno! Tra la ratifica di un trattato e la sua messa in pratica tramite leggi e decreti attuativi, in Italia, possono passare anche decenni. E così è anche per il pacchetto: è solo nel 1992 che l’Austria firma la cosiddetta “quietanza liberatoria”, un documento col quale riconosce che l’Italia ha fatto il suo dovere, che la risoluzione ONU è stata applicata. Sono passati quasi 60 anni, molti Sud-tirolesi hanno sofferto e alcuni di loro sono morti per la libertà, come Klotz, Amplatz, Kerschbaumer e tanti altri. Molti Italiani si sono stabiliti definitivamente in Sud-Tirolo, e alcuni di essi ancora protestano contro il pacchetto: il Sud-Tirolo, anzi l’Alto Adige, come si ostinano a chiamarlo, è Italia: cosa vogliono questi tedeschi? Si parli italiano! Del resto, il Sud-Tirolo è l’unica regione italiana dove le manifestazioni espressamente fasciste sono non solo tollerate, ma anche incoraggiate: se nel resto d’Italia ai fascisti è giustamente impedito manifestare, a Bolzano e dintorni possono fare quello che vogliono. La Polizia e i Carabinieri, numerosissimi in Sud-Tirolo, più ancora che nelle regioni colpite dalla mafia e dalla camorra, non intervengono quasi mai, fanno finta di non vedere e di non sapere.
2015: L’Europa unita, senza confini, è una realtà da diversi anni. Il Sud-Tirolo ha ripreso i legami, del resto mai interrotti, col Nord-Tirolo e con l’Austria. E i Sud-tirolesi? Per anni, dalla fine della guerra, si sono appoggiati in massa al loro partito „ di raccolta“, la Südtiroler Volkspartei, che come una mamma premurosa li ha guidati verso l’autonomia così come prevista dal pacchetto. Ma i tempi cambiano, e solo poche cose restano uguali: la voglia di libertà, ad esempio, e la voglia di sanare le ingiustizie. Oggi, molti Sud-tirolesi cominciano a rendersi conto che con l’autonomia non si va lontano, e che qualsiasi governo italiano (l’hanno già fatto Berlusconi e Monti, lo sta facendo Renzi e lo faranno altri) può, se vuole, tagliare i contributi alla Regione, e con ciò mettere in pericolo tutte le conquiste così faticosamente strappate. Molti Sud-tirolesi, persino alcuni di lingua italiana, cominciano a pensare che con l’Austria non solo si starebbe meglio, ma che sarebbe un atto di giustizia rendere il Sud-Tirolo all’Austria. Molti Sud-tirolesi cominciano a credere che si può fare, che un ritorno alla patria austriaca è possibile, che dopo quasi cent’anni si può ristabilire la verità storica: il Sud-Tirolo è parte integrante del Tirolo intero, ed è una regione austriaca per lingua, usi, costumi, religione, storia e cultura. Del resto, è facile capirli: se i marziani, per non far torto a nessuno, avessero occupato le province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova creando una Sud Lombardia (o Alto Po, tanto per restare in tema), come reagirebbero gli abitanti di queste province? Non vorrebbero il ritorno alla Lombardia e alla madrepatria Italia, non sognerebbero anche dopo cento o mille anni la libertà perduta? Non direbbero che non esiste una Sud Lombardia, ma che la Lombardia è una e una sola, ed è italiana? È come dire che non esiste un Sud-Tirolo, ma che il Tirolo è uno e uno solo, ed è austriaco, no?